Una delle prime camere oscure della fotografa Deborah Feingold fu in realtà una cella di prigione.
Dopo essersi laureata all’Emerson College nei primi anni ’70, le venne infatti assegnata una borsa di studio per insegnare fotografia a giovani detenuti in una prigione di Boston, dove ebbe modo di affermare la sua fiducia nel potere della macchina fotografica come strumento di auto espressione e comunicazione, gettando così le basi per un carriera decennale che la vide fotografare i nomi più importanti della cultura americana.
Deborah Feingold si trasferì nella città di New York nel 1976 dove la sua relazione con un musicista jazz la ispirò ad abbracciare uno spirito di improvvisazione nella sua fotografia che la portò al suo primo incarico importante: fotografare l’icona jazz Chet Baker per l’etichetta discografica Artist House. Il suo lavoro con Baker e con altri artisti di quella etichetta attirò l’attenzione della rivista Musician, che assunse la Feingold come suo fotografo a New York. Trasformando il suo piccolo appartamento in uno studio improvvisato e girando a ruota libera per le imprevedibili strade di New York, la Feingold ha catturato immagini indelebili di alcuni dei nomi più leggendari della musica, da B.B. King a James Brown, da Bono e Madonna ai REM e Pharrell.
La capacità unica di questa fotografa di mettere i suoi soggetti a proprio agio ha generato momenti di rara onestà e intimità che sono diventati ilsegno distintivo del suo lavoro e, nei decenni successivi, le sue fotografie sarebbero apparse su Rolling Stone, Time, Newsweek e The New York Times tra gli altri, oltre che su innumerevoli copertine di album e libri. I sui ritratti ci ripropongono la vera natura di molte icone culturali: il presidente Barack Obama, Mick Jagger, Bill Gates, Tom Wolfe, Prince, Johnny Depp, George Carlin e molti altri.