Descrizione
Lo sguardo della bambina, tenero e curioso, è perso nella campana della tromba. Affascinato dal misterioso miracolo della musica. Il suono cattura, la melodia seduce. Nessun sistema di riproduzione, neppure il più sofisticato, potrebbe restituire la magia dell’ascolto: felicemente effimera, irripetibile. Ma una fotografia può farlo. Uno scatto può cogliere l’essenza del messaggio musicale, ritrovandolo tra le pieghe di un’espressione o di un gesto dell’artista. E allora per lo spettatore si dischiude un altro alfabeto espressivo, non sonoro nel senso ovvio del termine, eppure risonante sul piano emotivo. Di fronte alle fotografie di Guido Harari, noi che amiamo la musica ci ritroviamo nei panni di quella bambina curiosa, sedotta dall’incanto dell’unico possibile linguaggio universale.
Doveva accadere, prima o poi, che Ravello e il suo Festival incrociassero i propri percorsi con quello di Harari, virtuoso dell’immagine, musicista per vocazione e non per mestiere. E che ciò accada nell’anno in cui la manifestazione fa perno intorno al motivo conduttore dell’incantamento appare carico di significato: c’è qualcosa che brilla, infatti, nello sguardo dell’artista, un lampo di creatività assai simile alla magia. Captarlo e consegnarlo al pubblico è compito privilegiato dei fotografi di classe.
Le immagini in mostra a Ravello esibiscono una galleria di personaggi assolutamente trasversale, scivolando con disinvoltura dal pop alla classica al jazz, sotto il comune denominatore del carisma emanato da ognuno, dei riferimenti musicali presi in considerazione. In questo, anche in questo, Sonica si innesta naturalmente entro i confini del Ravello Festival, che per scelta non pone barriere né limiti alla propria offerta; solo la qualità resta un fattore discriminante imprescindibile. Al fascino dei contenuti si aggiunge, nella circostanza, quello del contesto di Villa Rufolo: ogni quadro prezioso pretende, infatti, una cornice all’altezza.
Stefano Valanzuolo
Direttore Ravello Festival